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Pensando all'8 marzo, cosa smuove dentro di me.

Come seconda 'puntata' dell'articolo a quattro mani sull'equilibrio tra i generi, ecco le riflessioni di Linda.

L'8 marzo per me è sempre stato un pò una festa combattuta, tra il dolore e la rabbia per le tante ingiustizie che le donne hanno subito in passato e purtroppo in alcuni ambiti ancora subiscono, e il desiderio di riappropriarci della nostra dignità, bellezza - nel senso più puro ed esteso del termine- e potenza, ma non per un giorno di libera uscita concesso dagli uomini, bensì per nostra scelta, sempre.

Insomma un argomento spinoso per me, almeno fino a un po di tempo fa, quando andava di moda nascondere e mascherare la nostra femminilità, perché allora lo schema pensiero e il pregiudizio era che se volevi essere trattata da pari e presa sul serio dai maschi, sia in amicizia che nel lavoro allora dovevi essere come loro e nascondere la tua femminilità.

E poi il dilemma filosofico; da un lato in quanto esseri umani siamo indubbiamente uguali, apparteniamo tutti alla specie umana, ma poi dall'altro non lo siamo per niente, dalla fisiologia alla psico-neurobiologia, Il paradosso dell'essere tutti uguali, fatti delle stesse molecole, eppure anche , in qualche modo, tutti unici e diversi indipendentemente dal genere.

Poi, nei seminari estivi della via del cerchio, con Ellika ho scoperto i cerchi di donne. Nei cerchi di donne abbiamo attraversato e guarito tanti aspetti. Nei cerchi femminili abbiamo sfogato le emozioni di rabbia, dolore, frustrazione per quanto le donne hanno subito e quanto ancora c'è da fare, abbiamo celebrato quanto è stato fatto dalle nostre madri, nonne e antenate, fino ad arrivare a cosa possiamo fare noi oggi, abbiamo riconosciuto, ognuna a modo suo, nella sua peculiare diversità, le nostre necessità.

E' tempo che ci assumiamo la responsabilità, come donne, madri, educatrici, compagne per come trattiamo e come ci facciamo trattare, per quanto siamo in grado di ascoltare e farci ascoltare dall'altro. Quando si entra nel proprio potere, valore e dignità e ce lo si riconosce allora si schiude anche la possibilità di vedere e riconoscere quello dell'altro genere. Alla fine tutti desideriamo essere visti, riconosciuti amati ed accettati per quello che siamo. Cominciando da noi stesse, poi possiamo allora aiutare il genere maschile a comprendere 'il sacro femminino' e possiamo lavorare sulla nostra capacità di comprendere 'il sacro maschile', in termini di archetipi e vibrazione. Quando si riconosce che c'è in ogni donna anche una energia maschile e viceversa e che la chiave è l'integrazione, allora c'è comprensione. Quando c'è comprensione allora c'è anche rispetto. dove c'è rispetto e ascolto non può esserci violenza. Infine le nuove generazioni imparano dall'esempio che diamo, da come li trattiamo ma anche da come vedono che ci facciamo trattare.

Cambiano noi stesse, scegliendo come rispondere a quello che ci succede, possiamo a nostro modo cambiare il mondo.

Fosse anche una piccola goccia nel mare...

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